E’ stato introdotto nei bilanci 2016: stiamo parlando del costo ammortizzato, impiegato per la valutazione dei debiti, dei crediti e dei titoli. Sono obbligate ad applicarlo tutte le società di medie e grandi dimensioni, che redigono il bilancio ai sensi del codice civile. Proviamo a spiegare in parole semplici cos’è il costo ammortizzato.
Cos’è
Il principio contabile internazionale, IAS 39, definisce il costo ammortizzato come quel valore a cui l’attività o passività finanziaria è stata valutata alla rilevazione iniziale.
Alla data di redazione del bilancio il costo ammortizzato può essere rappresentato da una formula algebrica che contempla la somma tra il valore iniziale dell’attività o passività finanziaria, meno il capitale rimborsato, più l’ammortamento della differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, attualizzato al tasso interno di rendimento.
Come calcolarlo
Potremmo sintetizzare in questo modo:
Costo ammortizzato = Valore rilevato inizialmente – rimborsi di capitale +/- ammortamento della differenza tra valore iniziale e valore a scadenza (sulla base dell’interesse effettivo) (- eventuali perdite di valore)/tasso interno di rendimento (1+n)
Il criterio del costo ammortizzato viene applicato ai crediti e ai debiti di natura finanziaria. Tale modalità di valutazione tiene conto delle differenze tra i tassi di interesse nominali e i tassi effettivi, che includono anche gli oneri accessori. Per la precisione, impone di ripartire, quindi ammortizzare, le componenti di reddito finanziario (ossia gli interessi) e qualsiasi altro onere di transazione per tutta la durata dell’operazione.
Il costo ammortizzato viene applicato a prestiti e finanziamenti bancari o comunque di natura finanziaria. Si tratta di un valore che viene preso in considerazione quando intervengono costi di transazione e quindi spese di istruttoria, costi per consulenze, spese legali o commissioni bancarie.